L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

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Saturday, April 16, 2011

Il business delle centrali nucleari: in Italia è un affare della Francia

http://nonvotarechitiavvelena.blogspot.com/2011/04/il-business-delle-centrali-nucleari-in.html

Il business delle centrali nucleari: in Italia è un affare della Francia


Intervista a Giorgio Maletti, giornalista de “il Fatto Quotidiano” ed esperto di rapporti tra economia e politica:

La Francia ha 58 centrali nucleari. Recenti test hanno appurato che in 34 di queste, colpite da ripetuti incidenti, i canoni di sicurezza non sono rispettati. In caso di incidente il nocciolo è a rischio fusione. Le centrali francesi sono gestite dalle stesse società che dovrebbero costruire le centrali in Italia. Un piano interamente transalpino dove gli interessi economici del nostro Paese non esistono. Ne abbiamo parlato col giornalista Giorgio Meletti.

Contrariamente a quello che si crede in genere, dietro la questione delle nuove centrali nucleari in Italia, non ci sono poi grandissimi interessi economici, se non quelli francesi. Per quanto riguarda gli interessi degli italiani, questa operazione si può considerare un’operazione prevalentemente politica, di immagine. Tutto nasce nel 2008 quando appena insediato il nuovo Governo Berlusconi, l’allora Ministro dello sviluppo economico Scaiola disse che era ora di chiudere questo lungo digiuno nucleare imposto all’Italia dal referendum del 1987. Dopo 21 anni Scaiola disse: “basta, dobbiamo riprendere il discorso nel nucleare”. Ma dietro a tutto ciò non c’erano e non ci sono interessi economici italiani. Non ci sono neanche gruppi professionali, considerato che gli specialisti del nucleare in Italia si sono praticamente estinti dopo il referendum del 1987. Basti considerare che chi allora era un giovane ingegnere nucleare con un po’ più di esperienza, un quarantenne, adesso è all’età della pensione. Quindi non esistono più interessi professionali e non esiste più neanche l’interesse industriale, nel senso che chi costruiva allora le centrali nucleari in Italia, erano una serie di aziende abbastanza variegate, ma principalmente c’era l’Ansaldo. Oggi l’Ansaldo nucleare è ridotta a una piccola aziendina di poche decine di persone, peraltro senza i brevetti delle centrali Epr francesi che l’Italia ha deciso di costruire. E se si dovesse andare avanti con questo piano nucleare le centrali verrebbero costruite in Italia dall’Areva che è la grande azienda francese del settore e l’Ansaldo nucleare ne sarebbe sostanzialmente tagliata fuori, visto che da sempre, da almeno 30 anni, l’Ansaldo ha lavorato sui brevetti della Westinghouse che, com’è noto, sono stati scartati dal Governo Berlusconi.

Dunque gli interessi, o meglio, i guadagni sono tutti francesi?

Assolutamente sì, questo è il contenuto degli accordi che Silvio Berlusconi ha firmato con Nicolas Sarkozy. Le centrali nucleari che dovrebbe costruire l’Enel sono costruite da una società al 50% tra l’Enel e l’Edf che è la sua consorella francese e verrebbero costruite con la tecnologia Epr che è la tecnologia della Edf e dell’Areva, i due giganti nucleari francesi. Quello che è successo in Italia, infatti è che dietro a questa operazione, che è un’operazione di pura immagine. Ora è prevedibile che comunque, al di là delle vicende giapponesi, di questo piano nucleare non se ne faccia nulla. La cosa singolare è che quando è partito questo piano nucleare in Italia, la cosa che ha funzionato meglio, in maniera più tempestiva e più efficace è stata la campagna lobbistica, la campagna di comunicazione, per cui si è data la sensazione che ci fosse un grandissimo movimento, dei grandissimi interessi. In realtà sono dei professionisti del lobbismo che hanno lavorato in maniera molto intensa, ben finanziati ovviamente, e hanno dato questa sensazione, la sensazione di avere alle spalle degli interessi economici enormi, invece avevano probabilmente alle spalle solo un budget di comunicazione che l’Enel ha deciso comunque di stanziare.

Le altre misure che il Governo sta adottando nel campo energetico, sono comunque collegate al nucleare? Come il caos sui fondi per le rinnovabili ad esempio.

Sì, è collegato al nucleare nel senso che in Italia si stanno autorizzando la costruzione di centrali a gas, centrali convenzionali come si suol dire, termoelettriche convenzionali. Si stanno finanziando poderosamente le cosiddette energie rinnovabili su cui ci sarebbe molto da dire perché in quel settore c’è un largo spazio occupato sicuramente anche dalla criminalità organizzata, attratta da incentivi assolutamente fuori misura e nello stesso tempo si continua ufficialmente a dire che si fanno le centrali nucleari. Se si fa la somma di tutto questo, com’è stato osservato anche recentemente, l’Italia si predispone ad avere, nel giro di una decina di anni, il doppio della potenza installata per la generazione elettrica di quanto le serve. E’ il paradosso di un paese che anziché fare un piano energetico serio si limita a distribuire, come al solito, un po’ di denaro a pioggia a tutte le piccole e grandi lobby e a tutti gli amici e agli amici degli amici.

E’ delle ultime ore la notizia della moratoria. Un anno per riflettere sul nucleare dicono, questo però non pare poter bloccare il referendum, cosa prevedi?

Penso che l’esito del referendum è abbastanza scontato perché gli italiani ormai hanno capito, anche quelli più favorevoli all’energia nucleare, che i sostenitori dell’energia nucleare hanno una tendenza assai insidiosa a prendere in giro il prossimo. Però ho un sospetto. Non sono sicuro che si farà questo referendum, perché ho la sensazione che il Governo Berlusconi non ha nessuna voglia di avere il referendum sul nucleare in grado di portare alle urne il quorum per un appuntamento referendario dove c’è di mezzo anche il legittimo impedimento che interessa a Berlusconi molto più del nucleare. Ho il sospetto che prima del referendum il governo cercherà il modo di disinnescarlo con un provvedimento di legge che di fatto bloccherà un’altra volta il piano nucleare.

Fonte: Bioecogeo
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2 comments:

  1. Niente da fare: 'sto clone di cialtroni è totalmente incapace (vabbè, è facile, questa) di esprimere una sua qualsiasi idea: lo han capito pure i sassi che il nucleare in Italia sarà un affare per i francesi. Grazie al cazzo: ci vendono la loro "tecnologia"... Sarebbe come dire che - per fare un esempio becero - se la Gazprom facesse un accordo con la Spagna per la fornitura di gas sarebbe un affare per la Russia.

    ilpeyote profeta dell'ovvio

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  2. Dunque: nel 1987 l'Italia uscì dal nucleare dopo il referendum. Oltre all'utilizzo del nucleare l'Italia progressivamente abbandonò ( o ridusse in modo consistente) la ricerca e lo sviluppo nel medesimo settore. Nel frattempo i francesi hanno continuato a sviluppare la loro tecnologia.
    Domanda: se decidiamo di rientrare nel nucleare dopo venti e rotti anni di assenza, a chi chiediamo di insegnarci come si fa?
    (questo a prescindere dall'opinione che uno ha sul nucleare).

    Domanda due: in un sistema di economia di mercato e globale è veramente importante, ma soprattutto ha ancora senso chiedersi, in quali Paesi finiscono i profitti di un'operazione? Ormai neanche comprando FIAT sei più sicuro di alimentare l'economia italiana e, francamente, trovo questo protezionismo nazionalista fastidioso, anche perchè negli anni non ha sempre garantito il meglio per i cittadini.

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