L'immensa sputtanata a Zelig

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Scopo del Blog

Raccolgo il suggerimento e metto qui ben visibile lo scopo di questo blog.

Questo e' un blog satirico ed e' una presa in giro dei vari complottisti (sciacomicari, undicisettembrini, pseudoscienziati e fuori di testa in genere che parlano di 2012, nuovo ordine mondiale e cavolate simili). Qui trovate (pochi) post originali e (molti) post ricopiati pari pari dai complottisti al fine di permettere liberamente quei commenti che loro in genere censurano.

Tutto quello che scrivo qui e' a titolo personale e in nessun modo legato o imputabile all'azienda per cui lavoro.

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Thursday, November 24, 2011

Fiume all'alba

http://zret.blogspot.com/2011/11/fiume-allalba.html

Fiume all'alba

Andrea Zanzotto (Pieve di Soligo, Treviso, 1921-2011) “dall’esordio di ‘Dietro il paesaggio’(1951) legato ad una particolare forma di elegia, ad un vivo senso della campagna veneta ed a tarde, decentrate suggestioni ermetiche, la sua ispirazione si è andata via via spostando attraverso ‘Vocativo’(1957) e ‘IX Ecloghe’ (1962) verso lo sperimentalismo formale e la percezione dell’invadenza della nuova realtà industriale e consumistica. Nelle poesie della silloge ‘La beltà’ (1968) tuttto è posto in discussione in un pullulare di sollecitazioni interne ed esterne… Nelle sue ultime raccolte la sua ricerca, ‘un dire infinitamente turbato’, si è arricchita di nuovi percorsi in un rimescolio sempre più vorticoso e magmatico di materiali linguistici: il latino, il provenzale, i formulari dei mass media, il dialetto veneto, le riprese auliche della tradizione petrarchesca, lo straordinario petel, il gergo infantile del Trevigiano”.(Dizionario della letteratura, Milano, 1999, s.v. Zanzotto)

La lirica “Fiume all’alba” si snoda in tre strofe ingolfate di repliche. L’invocazione ad una natura ormai larvale e marginalizzata si congestiona negli aggettivi, (infeconda tenebrosa e lieve incompiuta inquieta) ammucchiati come oggetti in un’opera di Arman, eppure frementi di una vita disperatamente amata nei suoi palpiti agonici, estremi. Il linguaggio dell’inanità, dell’incalzante impetrazione sbatte nella nevrosi. Il paesaggio si umanizza, vibrando di tremiti, odori e luci: si carica dell’inquietudine di esistere per trasfigurarsi in un delirio visionario. Così, mentre l’io lirico tenta di (ri)appropriarsi, anche attraverso l’inutile precisione della toponomastica, di luoghi e tempi,(caro acerbo volto) si sfianca in un’annominatio sgomenta (dispero della primavera), a dichiarare la perdita irrevocabile, definitiva.


Fiume all'alba
acqua infeconda tenebrosa e lieve
non rapirmi la vista
non le cose che temo
e per cui vivo

Acqua inconsistente acqua incompiuta
che odori di larva e trapassi
che odori di menta e già t'ignoro
acqua lucciola inquieta ai miei piedi

da digitate logge
da fiori troppo amati ti disancori
t'inclini e voli
oltre il Montello e di caro acerbo volto
perch'io dispero della primavera

5 comments:

  1. Ho avuto la fortuna di conoscere questo poeta tanti anni fa. Grande amante del volo. Avrebbe sbeffeggiato Zret come nessuno per la sua patetica credenza alla falsissima teoria delle scie chimiche.

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  2. Ha scritto anche una poesia che si intitola "Nautica celeste" proprio per la passione del volo.

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  3. Che figuraccia, Zret :P

    ahahahahahahah

    Ciao rabbit, anche tu delle nostre parti?

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  4. Ciao Nico. Se per le nostre parti intendi il trevigiano allora ci hai azzeccato.

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  5. Non proprio :P
    Diciamo che confino :P


    Quindi siamo in zona ;-)

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